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Scopriamo insieme perché le imprese devono integrare sostenibilità e comunicazione trasparente nel proprio DNA.
Nell’ambito del Green Deal Europeo si colloca l’approvazione e la pubblicazione, avvenuta il 16 dicembre 2022, sulla Gazzetta Ufficiale UE della Direttiva n. 2022/2464 riguardante la rendicontazione societaria di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD). La CSRD va così a modificare la Direttiva 2013/34/UE, concernente l’obbligo di comunicazione di informazioni di carattere non finanziario per le imprese di grandi dimensioni.
L’Italia ha recepito la Direttiva con il Decreto Legislativo 6 settembre 2024, n.125 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 settembre 2024 ed entrato in vigore a partire dal 25 settembre 2024.
La Direttiva si applica in diverse fasi:
Non è più sufficiente un approccio narrativo o auto-dichiarato alla sostenibilità. Le imprese dovranno disporre di sistemi informativi strutturati per raccogliere, elaborare e validare dati ESG in modo continuo e documentabile. Per la maggior parte delle aziende, questo implica:
La buona notizia è che prepararsi in anticipo è possibile, anche per le PMI, se si adotta un approccio graduale e orientato ai risultati. Ecco cinque leve operative da cui partire:
Prima di agire, bisogna capire quali sono i temi ESG rilevanti per l’impresa, sia dal punto di vista dell’impatto ambientale/sociale, sia delle aspettative degli stakeholder. Un buon assessment consente di focalizzare le risorse sulle aree critiche.
L'informazione ESG deve essere disponibile, verificabile e storicizzabile. Anche un semplice cruscotto iniziale con indicatori chiave può costituire un primo passo per strutturare una rendicontazione credibile.
Il successo dell'adeguamento normativo dipende dalla capacità di trasformare la cultura interna. Serve formazione mirata per far comprendere il valore (non solo l’obbligo) del dato ESG.
L’allineamento ESG riguarda anche fornitori e partner. Inserire requisiti minimi nei contratti, sistemi di autocertificazione o audit periodici è essenziale per mitigare il rischio normativo.
Un supporto esterno può accelerare il processo e garantire la coerenza tra i report ESG e le aspettative normative e di mercato.
La compliance normativa è solo un lato della medaglia, l’altro, altrettanto strategico, è la comunicazione ESG.
Le aziende devono altresì imparare a raccontare con trasparenza e credibilità i propri percorsi di sostenibilità. Questo significa:
In questo scenario, il ruolo delle funzioni di comunicazione e PR diventa centrale: non solo per “raccontare”, ma soprattutto per coordinare e allineare messaggi, dati e azioni, dentro e fuori l’organizzazione. Un esempio concreto di comunicazione efficace? Con il suo Sustainability Report 2023, Un’azienda energetica italiana ha pubblicato un esempio di reporting ESG allineato alla CSRD. Oltre ai dati tecnici, integra video, infografiche e testimonianze che rendono il report fruibile anche per stakeholder non specialistici. Viene dato spazio a: Emissioni evitate (82 milioni di tonnellate di CO₂); Progetti di inclusione sociale nelle comunità locali; Governance della sostenibilità integrata nel CDA. In questo report troviamo tutti gli elementi necessari, ovvero trasparenza, narrazione e dati strutturati.
Oltre all’obbligo normativo, è il mercato stesso a richiedere rendicontazione ESG. Banche, investitori e fondi di private equity integrano indicatori di sostenibilità nelle proprie metriche di valutazione, con impatti su:
In particolare, i nuovi parametri della Tassonomia UE definiscono cosa può essere considerato sostenibile anche agli occhi degli investitori istituzionali, rendendo le metriche ESG un prerequisito per attrarre capitali.
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