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Debt & Grant - INSIGHTS

Come le politiche europee influenzano l’accesso a grant e debito

Nel dibattito pubblico si tende spesso a separare la “politica” dalla finanza d’impresa, come se le normative, le linee guida e le priorità dell’Unione Europea fossero elementi di sfondo, rilevanti solo per istituzioni e grandi gruppi.

20 AGOSTO 2025

10 Minuti di lettura

Introduzione 

Oggi più che mai, le politiche europee rappresentano la struttura portante che regola l’accesso a capitale agevolato, incentivi pubblici e credito bancario per le imprese di ogni dimensione.

Non si tratta solo di interpretare le regole. Si tratta di comprendere che il modo in cui un’azienda progetta, comunica, struttura e finanzia i propri piani industriali è – in modo crescente – condizionato da ciò che l’Europa definisce come strategico.

Ecco perché, nella pratica quotidiana di chi si occupa di crescita, fundraising o investimenti, è diventato essenziale conoscere il corso delle politiche europee, anticiparne le tendenze e saperle tradurre in strategie di accesso a risorse finanziarie, siano esse grant, debito bancario o strumenti ibridi.

Le politiche europee come bussola della finanza pubblica e bancaria

L’Unione Europea non concede direttamente fondi a ogni singola impresa, ma definisce i principi, le missioni e i criteri di ammissibilità che condizionano l’intero sistema degli incentivi, delle garanzie e del credito.

Strumenti come:
nascono all’interno di strategie politiche definite dalla Commissione, come il Green Deal europeo, il Digital Compass, la strategia per la resilienza industriale, la doppia transizione green e digitale, e più recentemente il Net-Zero Industry Act.

Questo significa che le imprese che si muovono in linea con queste direttrici hanno più probabilità di accedere a risorse pubbliche, ottenere credito garantito e posizionarsi positivamente nei confronti del sistema finanziario.

Grant: i temi prioritari che attraggono risorse

Quando un’impresa presenta un progetto per un contributo a fondo perduto, la prima domanda che un valutatore (sia esso regionale, nazionale o europeo) si pone non è solo se il progetto è ben scritto o ben strutturato. Si chiede: “In che misura questo intervento contribuisce agli obiettivi strategici europei?”

Ecco perché i progetti più finanziabili oggi sono quelli che si muovono su assi ben precisi:
In altri termini, i grant non vanno a chi chiede “quanto posso ottenere?” ma a chi dimostra “quanto posso contribuire” agli obiettivi UE.

Questo richiede uno sforzo strategico: ripensare i progetti di investimento non solo in chiave di ritorno economico interno, ma anche di impatto esterno, coerente con le priorità definite nei regolamenti europei.

Debito e rating ESG: la convergenza tra credito e policy europea

Anche l’accesso al credito bancario non è più un semplice esercizio di scoring numerico. Le politiche europee, attraverso la regolamentazione finanziaria, stanno spingendo il sistema bancario a integrare criteri ESG e di allineamento strategico nelle proprie politiche creditizie.

Dal 2023, l’EBA (European Banking Authority) ha introdotto l’obbligo per le banche di valutare l’esposizione climatica delle imprese nei portafogli. Di conseguenza, un’impresa con piani chiari di decarbonizzazione o con rating ESG elevati ha maggiore accesso al credito, anche a parità di redditività rispetto a un competitor.

Parallelamente, strumenti come:
sono disponibili principalmente per investimenti che dimostrino coerenza con la tassonomia europea, o che contribuiscano alla resilienza produttiva e alla sovranità industriale (es. supply chain critiche, transizione energetica, tecnologie chiave).

In questo contesto, la capacità di dialogare con la banca in una logica di impatto e di policy alignment diventa un vantaggio competitivo, oltre che finanziario.

Il ruolo crescente delle piattaforme europee di investimento

Oltre ai bandi e al credito tradizionale, esiste un altro canale importante per le imprese che vogliono attrarre risorse: le piattaforme europee di investimento, spesso in partenariato pubblico-privato.

Tra le più rilevanti:
Questi strumenti non sono “bandi” nel senso tradizionale, ma richiedono progettualità strutturata, capacità di negoziazione e visione di medio-lungo periodo. In molti casi, consentono di accedere a strumenti di quasi-equity, debito subordinato o co-finanziamenti su larga scala.

Comprendere il linguaggio di queste piattaforme – fatto di KPI di impatto, milestone progettuali, conformità regolatoria – è oggi uno dei fattori che distingue un’impresa “finanziabile” da una semplicemente “profittevole”.

Verso una nuova normalità: essere policy-aligned per essere finanziabili

Tutto questo ci porta a un punto chiave. In passato, l’impresa doveva dimostrare di essere solida, redditizia, ben gestita. Oggi, deve anche dimostrare di essere allineata con le traiettorie evolutive della politica economica europea.

Nel concreto, questo significa:

Questi elementi non sono più opzionali. Sono condizioni d’accesso implicite o esplicite a qualunque operazione di finanziamento strutturato, a maggior ragione se agevolato o garantito da risorse pubbliche.

Conclusione: comprendere l’Europa per costruire leva finanziaria

Oggi più che mai, l’accesso al capitale non dipende solo dalla bontà del progetto o dalla reputazione dell’imprenditore, ma dalla capacità dell’impresa di collocarsi dentro un quadro più ampio: quello delle priorità politiche europee.

Le imprese che interpretano correttamente questo quadro possono:

Non si tratta di rincorrere bandi, ma di progettare l’impresa con logica politica, oltre che industriale. La finanza non è più neutra. E chi oggi sa tradurre le politiche europee in scelte di business, domani avrà un vantaggio strutturale non solo nell’ottenere risorse, ma nel costruire crescita durevole.