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Dinamiche macroeconomiche complesse, crisi geopolitiche, aumento dei costi energetici, instabilità normativa, digitalizzazione accelerata e cambiamenti nella catena del valore stanno imponendo alle imprese un cambiamento di paradigma: non basta più essere reattivi, bisogna diventare proattivi. In questo panorama, infatti, il concetto stesso di pianificazione è stato messo alla prova, per tale motivo non basta più “sapere dove si vuole andare”, ma diventa cruciale avere una bussola strategica affidabile per reagire rapidamente e con lucidità. Ecco perché oggi, più che mai, l’advisory strategico assume una rilevanza cruciale.
L’advisory non è più una funzione da attivare solo in situazioni di emergenza o per finalizzare un’operazione straordinaria. È, al contrario, una leva di governo e direzione che consente all’imprenditore di mantenere la rotta anche quando le coordinate di riferimento cambiano di continuo.
L’advisory strategico è un supporto consulenziale ad alto livello che aiuta le imprese a:
Viviamo in un’epoca definita da molti analisti come VUCA (Volatile, Uncertain, Complex, Ambiguous). In questo scenario, un’azienda che procede “alla cieca” rischia di compromettere il proprio futuro. Servono visione, metodo e flessibilità: tre ingredienti chiave dell’advisory strategico.
Un advisory strategico efficace parte dalla comprensione profonda del contesto in cui l’impresa opera. Questo significa avere accesso a scenari macro aggiornati, benchmark settoriali affidabili, analisi dei competitor e insight sulle tendenze normative e tecnologiche emergenti. In un contesto incerto, dove la discontinuità è la norma, disporre di strumenti che aiutino a interpretare i segnali deboli può fare la differenza tra sopravvivenza e sviluppo.
Esempio concreto: un’impresa manifatturiera del Nord-Est, operante nel settore delle forniture industriali, ha introdotto un advisory esterno nel 2022 per monitorare le ripercussioni delle policy energetiche UE e l’impatto sui costi operativi. Il risultato è stato un piano di efficientamento e rinegoziazione dei contratti che ha permesso di contenere le spese del 13% e di reinvestire quanto risparmiato in automazione.
Ad esempio, in una PMI bolognese del settore arredo, l’advisory ha guidato la transizione dall’approccio B2B tradizionale alla vendita diretta online, ridisegnando i processi interni e accompagnando il team nella riorganizzazione. Il risultato è stato un incremento del fatturato online del 35% in 18 mesi.
In un mondo in cui la stabilità è diventata l’eccezione, le imprese che resistono e crescono sono quelle che scelgono di non navigare da sole. Investire in advisory strategico significa dotarsi di una guida esperta, capace di trasformare l’incertezza in opportunità e i rischi in leve per migliorare.
Il rischio maggiore per molte PMI italiane è il rifiuto del cambiamento, qui entra in scena l’advisory strategico permette di trasformare la complessità in vantaggio competitivo, offrendo supporto concreto nella definizione delle priorità, nella gestione del cambiamento e nella valorizzazione degli asset aziendali.
È uno strumento di governo che mette in condizione l’impresa di evolvere, e non semplicemente di resistere. Chi sceglie di adottarlo non si limita a difendere il proprio business, ma lo rilancia su basi più solide, coerenti e ambiziose.
Perché oggi, più che mai, la strategia non è un lusso: è una necessità.
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