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M&A & Capital Market - INSIGHTS

Strategie di uscita: massimizzare i ritorni alla fine del ciclo d’investimento

Come pianificare la dismissione di asset immobiliari per ottimizzare valore, tempistiche e posizionamento

20 LUGLIO 2025

10 Minuti di lettura

Introduzione 

Ogni investimento immobiliare ha un ciclo: una fase di acquisizione, una di valorizzazione e, infine, un momento di uscita. È in quest’ultima fase – spesso trascurata o sottovalutata – che si gioca la partita più importante per investitori, fondi, sviluppatori e property company: quella della monetizzazione del valore creato. In un mercato che richiede efficienza, trasparenza e tempistiche competitive, strutturare con anticipo e precisione una strategia di dismissione è la chiave per massimizzare i ritorni e rendere replicabile il modello di business.

Nel Real Estate, a differenza di altri settori, l’uscita non si limita a “vendere al miglior prezzo”: significa inserire l’asset nella giusta finestra di mercato, individuare l’acquirente coerente, posizionare correttamente il prodotto e ottimizzare la fiscalità. Una buona strategia di exit può fare la differenza tra un IRR marginale e un’operazione di successo.

Il ciclo di vita dell’investimento immobiliare: perché l’uscita è parte del valore

Dopo anni in cui l’attenzione si è concentrata su acquisition e asset management, oggi i principali operatori stanno riconsiderando il ruolo strategico della dismissione. Non solo per esigenze di portafoglio, ma perché il mercato premia sempre più operazioni pulite, con progetti ben documentati e transazioni snelle, specialmente nel mid-market italiano.

Chi compra oggi – siano essi fondi core, family office o investitori esteri – cerca sicurezza documentale, trasparenza urbanistica, dati ESG certificati e piani manutentivi chiari. Questo significa che la creazione di valore non termina con la valorizzazione dell’immobile, ma prosegue fino alla costruzione dell’operazione di uscita stessa.

Per questo, nella pratica del Real Estate Advisory, è fondamentale includere la strategia di dismissione già in fase di underwriting, e non relegarla agli ultimi mesi come semplice opzione residuale.

Individuare il momento giusto: il valore non è statico, ma ciclico

Nel mercato immobiliare, la finestra di uscita ottimale è spesso legata all’incrocio di tre fattori:

Aspettare troppo può significare vendere in fase calante, ma uscire troppo presto può significare non valorizzare il pieno potenziale. La logica corretta è quella della dismissione attiva e preordinata, costruita almeno 12-18 mesi prima con dati, documenti e obiettivi chiari.

Preparare l’asset alla dismissione: non basta “metterlo sul mercato”

La strategia di uscita va costruita. Nel concreto, questo significa:

In molti casi, è opportuno formalizzare l’immobile in un veicolo societario ad hoc, anche in funzione di una cessione di quote. Questa soluzione può offrire vantaggi in termini di rapidità fiscale, trasferibilità e visibilità.

La scelta del target: a chi vendere, e con quale posizionamento

Una dismissione efficace parte da un principio semplice ma spesso ignorato: non tutti gli immobili sono appetibili per tutti gli investitori. Per questo è essenziale costruire un posizionamento che tenga conto delle aspettative del compratore finale.

Un asset stabilizzato con tenant primari e contratti lunghi può essere posizionato verso fondi core o assicurazioni. Un immobile da riconvertire può invece attrarre developer locali o veicoli opportunistici. Alcuni esempi:

Non meno importante è la modalità con cui si accede al mercato: vendita diretta, mandato esclusivo, processo competitivo. La gestione dell’informazione e della pressione negoziale fa spesso la differenza sul prezzo finale.

La fiscalità della dismissione: strutturare per evitare erosione del rendimento

Nella fase finale, ogni punto di rendimento conta. Per questo la fiscalità va integrata nella strategia di exit fin dalla prima pianificazione. La vendita diretta dell’immobile, la cessione della SPV, l’operazione in conferimento o la vendita frazionata producono effetti molto diversi in termini di:

Un piano fiscale ben calibrato consente di proteggere il ritorno netto atteso, soprattutto in operazioni con equity di più soggetti o con apporti temporanei di capitale.

Conclusione: la dismissione come atto strategico, non tecnico

Nel Real Estate, la strategia di uscita non è un’operazione accessoria, ma un momento ad alta intensità decisionale. È qui che si misura non solo il valore del singolo asset, ma la capacità del team di valorizzare il lavoro fatto, gestire le complessità e restituire capitali in modo efficace.

Per massimizzare i ritorni, la chiave è strutturare il processo in modo professionale, con regole, strumenti, dati e target chiari. Le operazioni immobiliari che escono male spesso non lo fanno per errori di prodotto, ma per sottovalutazione della fase finale. Quelle che escono bene sono sempre il risultato di una regia consapevole, che inizia molto prima del closing.